Solidarietà sociale ed adozioni a distanza in Africa

In ricordo di Francesca Montaiuti

Francesca Montaiuti

Come raccontare di te a chi non ti ha conosciuto?Ad un anno dalla tua morte sento il bisogno di dire a quelli che non ti hanno conosciuta che donna sei stata. Per noi, che abbiamo avuto il privilegio di fare un po' di strada in tua compagnia, ancora profondo è il dolore della perdita, lacerante il silenzio della tua voce, insondabile l'abisso di miserie che colmavi… Ti ho conosciuta nel 2000, a Bonoua in Costa d'Avorio, eri una volontaria, residente presso la missione orionina, piccola donna di mezza età, baschetto di capelli grigi, quattro ossicini tenuti insieme da un po' di pelle, due occhi luminosi splendenti di pietà, divorata da quella che noi chiamiamo anoressia, ma che, forse con un po' di fede in più, potremmo definire Amore e Dedizione radicale, totale, senza compromessi… Una sera, quando ormai ci conoscevamo meglio e tra noi era nato un legame fatto di rispetto,affinità e solidarietà, dopo il rosario, dopo quei minuti solitari che concludevano la tua giornata dedicata agli altri con l'Adorazione in cappella, mi confessasti con quel tuo tono tra lo schivo ed il polemico, quasi a difendere con pudore un sentimento forte: "la sera come possiamo mettere la testa sul cuscino per addormentarci in pace sapendo quanti non abbiamo aiutato, quanti muoiono di fame e di malattia?" Non ricordo mai di averti visto ferma se non in chiesa. Eri sempre a servire, anche quando stavi male, per non dimenticare di essere sorella di quelli che stavano peggio. Ti ricordo affaccendata in casa a pulire, lavare, lottare contro l'ostilità di una natura che non conosce straccio della polvere, per conservare quella dignità di italiana cui tenevi, per dare un esempio ed una testimonianza, oppure in colloquio con qualche malato o povero o parente di malati e poveri, o in giro, a piedi, sotto il sole che picchia, nei temporali che ti trascinavano nella furia dell'acqua e del vento,con i tuoi pacchettini, il borsellino sempre aperto, il cuore in mano anche quando fingevi di rifiutarti, quando davi un no ad una richiesta e subito ti pentivi e rincorrevi il richiedente, per chilometri magari, nel rimorso di una sofferenza non accolta. Mangiavi il poco che ti consentiva la tua coscienza, l'indispensabile per non morire, e intanto ti occupavi di far mangiare gli altri, e non solo i poveri, ma anche noi, volontari a tempo determinato, noi che dopo un mese, al massimo, avremmo ritrovato case, affetti, comodità, superfluo…dicendoci che dovevamo sostenerci per fare il nostro lavoro, come una mamma buona vuole nutrire i figli, per essere e sentirsi buona. Quanti sogni, hai sognato: l'India, il Cile, le Filippine, nel desiderio di "arrivare a tutte le povertà". Pochi ti hanno detto grazie, pochissimi i lebbrosi del vangelo tornati a ringraziare, molti hanno profittato di te e del tuo bisogno di dare, come se fosse loro dovuto, molti ti hanno condannata per la tua malattia, come fosse tua volontà morire e non un atto di amore incontrollato, forse per tacitare la coscienza o per ignorare il rimorso di non averti saputo aiutare. Eppure che lezioni di vita ci hai insegnato: la stretta di mano al mendicante sporco e puzzolente, lo avresti abbracciato, ma, pudica, non hai voluto, con un gesto plateale, mortificare i benpensanti . Ricordo l'abbraccio costante, anche quando era coperto di pustole, al bambino pazzo e abbandonato, sono sicura che in Paradiso ti è venuto incontro per abbracciarti ancora, la comprensione per Henriette e per Epiphanie, sapevi ti sfruttavano, ma le hai considerate sorelle poco sagge e sfortunate, non posso dimenticare la piccola morta di tubercolosi che hai baciato sul letto di morte, né le piaghe di Thèrese curate contro ogni speranza, nè i pannoloni per Claude, fatti venire dall'Italia per alleviare la sua sofferenza. Non una parola di rancore neppure contro quelli che ti hanno ferito, mai, neppure contro il ladro che ripetutamente ti ha malmenato, te la prendevi con te stessa, dove sbaglio ti chiedevi. Giudicando con un metro umano tutti ti dicevano come e cosa fare, ma l'umano non ti apparteneva, e non hai riconosciuto il colpevole, per non mandare in prigione un uomo che forse era innocente… Mi manchi Franci, piccola donna di ventiquattro chili, dagli occhi grandi, pieni di Amore
Lucia

26/02/2007

Lista News

Associazione Solidarietà Missionaria Onlus - Codice Fiscale 90022660485
Kuna Web Agency - Realizzazione siti internet & Posizionamento nei motori di ricerca - Firenze

Privacy e Cookie Policy