La fede e il sorriso
“ I signori passeggeri che sono in partenza per Abidjan sono pregati di prepararsi per salire sull’ aereo “ Al termine del messaggio , i passeggeri si avvicinarono presso la porta di uscita per consegnare alla hostess il biglietto. In un angolo della sala d’ imbarco un sacerdote si alzò dalla poltrona e si unì alla coda dei passeggeri con in mano il biglietto d’ imbarco. Osservava attentamente coloro che lo precedevano . Non era esperto di viaggi internazionali ed era molto emozionato. Era solo, ed era in partenza per una città lontana dell’ Africa . Non aveva amici, conoscenti in quella parte del mondo e si sentiva quasi sperduto . Aveva lasciato il suo istituto, i suoi ragazzi della scuola di Fano e si recava in Africa a portare il Vangelo e il carisma del Padre fondatore dell’ opera a cui apparteneva :Don Luigi Orione. Aveva ottenuto non senza complicazioni il permesso dei Superiori di fare una esperienza missionaria in Africa Aveva salutato nel suo paese natio la vecchia mamma con la promessa che sarebbe tornato presto per rivederla. Sull’ aereo, l’ hostess lo fece accomodare , comprese la sua emozione e vedendolo quasi smarrito, lo rassicurò “ non abbia timori Padre, il viaggio sarà tranquillo e là troverà tanti amici e potrà svolgere il suo apostolato con passione: la fede che lo sostiene lo aiuterà a superare i suoi timori e le sue ansie.” IL sacerdote la ringraziò con un dolce sorriso e chiuse gli occhi in attesa della partenza . Era il 12 Gennaio del 1970 e il sacerdote si chiamava D. Angelo Mugnai . Aveva compiuto il 20 dicembre 51 anni. Il sorriso che illuminò il suo volto nel ringraziare l’ hostess non lo abbandonò mai e gli servì nei primi momenti per aprire gli animi all’ ascolto della parola di Dio . Nella cittadina dove svolse maggiormente la sua attività di sacerdote riuscì a conquistare i cuori della gente e anche coloro che non professavano la fede in Cristo gli erano grati del lavoro che svolgeva e della sua grande umanità. Gli furono grati delle opere caritatevoli che compiva verso tutti coloro che lo avvicinavano Non rifiutava aiuto e conforto ai più miseri ed indigenti . Visse in povertà nella casa della Missione calda e umida rifiutando i conforts che amici e conoscenti negli anni della sua permanenza gli offrirono “sia io che il mio confratello D. Marino, che gli fu compagno un anno dopo la sua permanenza in Africa , desideriamo vivere come i nostri fratelli Ivoriani “ soleva rispondere alle loro insistenze . Alla tavola della Missione all’ ora del pranzo e della cena i poveri del villaggio sedevano attorno al tavolo e dividevano il cibo . La comunità del villaggio non mancava mai di inviare il “ foutù e la sousse “ i cibi caratteristici della loro mensa . Per dieci anni rimase in quella parte dell’ Africa calda e umida dove la malaria e le malattie colpivano con frequenza e lasciavano strascichi nella popolazione soprattutto nei bambini e nei vecchi . Don Angelo non è stato un Padre solo per curare lo spirito e per insegnare la salvezza eterna, ma si è impegnato a costruire per i bambini e i vecchi un aiuto concreto. Per chi ora scende in Costa d’ Avorio a Bonoua , ammira con stupore il superbo ospedale che sorge ai limiti del villaggio e guarda con meraviglia le scuole tecniche e professionali che formano ragazzi e ragazze pronte per il lavoro . Nei dieci anni in cui è rimasto in quel paese lontano è riuscito a smuovere con il sorriso e la sua tenace e afona voce i numerosi amici e benefattori per creare opere grandiose , sociali e caritatevoli che tuttora sono il fiore all’ occhiello di quella parte dell’ Africa. Egli è sempre stato riconoscente a chi lo ha aiutato, a Dio per la fede che lo ha sostenuto e per le energie che gli ha dato per lavorare. Soleva dire dopo il suo rientro in Italia “ io ho gettato le basi dell’ apostolato e della carità in un paese lontano. Dio mi è stato vicino; ora sono i miei confratelli e i tanti amici e benefattori che lo sostengono e lo fanno maggiormente rifiorire . Li ringrazio di cuore per l’ abnegazione e l’ impegno con cui curano le anime e il corpo di tanti fratelli lontani. Nelle mie preghiere a Dio non dimentico mai di chiedere di essere sempre loro vicino “ Il sorriso non lo ha mai abbandonato e nell’ ultimo anno della sua vita , nel letto della sofferenza accoglieva chiunque gli si avvicinava con un sorriso luminoso e quando gli chiedevano come stava , al sorriso sereno univa la parola “ bene, grazie! “. |